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ITALIA TV. Moda e lusso in crisi: ragioni e prospettive

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ITALIA TV. Moda e lusso in crisi: ragioni e prospettive

(italiatv) Da Pitti Uomo di gennaio a Firenze fino a Parigi e alle altre sfilate internazionali, anche per il 2025 la parola chiave per la moda e per il luxury fashion sembra essere “crisi”. La conferma viene da quasi tutte le aziende e gli operatori di settore; diverse le strategie messe in campo per provare a uscire da questa situazione.
L’andamento socio economico mondiale, le guerre, la frenata della Cina e dell’India nell’import, sono le maggiori cause dell’andamento in negativo, ma soprattutto una assai minore possibilità di spesa da parte del consumatore, anche di fascia media, che risente della sempre crescente inflazione, percependo scarsa fiducia nel mercato e nella ripresa della situazione in generale. Risultato: rinuncia o rimando degli acquisti percepiti come superflui. Ma cosa è diventato superfluo, e perché?

Negli anni 80, poche cose erano considerate superflue perché la capacità di spesa era ai massimi livelli e le persone hanno imparato a utilizzare servizi e beni “extra” come se fossero nella normalità quotidiana di una famiglia borghese. Si facevano vacanze, ci si vestiva con un occhio sempre più attento ai brand, si beveva e si festeggiava con serenità.

Il mondo è cambiato, il Covid, le continue guerre, l’assenza di pace hanno influito via via sulla sensibilità del consumatore al quale oggi manca soprattutto la capacità di spesa. Quindi i grandi marchi e le aziende tessili si sono viste costrette ad aumentare i prezzi in virtù degli aumenti da capogiro di elettricità e materie prime, e la diminuzione delle vendite non si è fatta attendere anche da parte dei così detti alto spendenti. Se è vero che i più ricchi possono ancora permettersi l’acquisto importante, è vero pure che il fatturato si fa anche e forse soprattutto con la clientela medio alta, che è quella che si è trovata a soffrire maggiormente.
LVMH (Louis Vuitton, Christian Dior, Fendi e Loewe) perde il 3%, Kering (Gucci, Balenciaga e Saint Laurent) il 16%, anche se non mancano le eccezioni come il gruppo Prada e Bottega Veneta che invece fanno registrare un andamento positivo.
Per reagire a questa frenata i vari brand hanno adottato diverse strategie come creare sempre più prodotti iconici, senza tempo, oppure tessuti hi-tech per un incontro tra moda e outdoor, e anche quella di sposare la causa ecologica per la salvaguardia del pianeta.

Dovrà esserci per forza prima o poi un point break che riguarderà non solo la moda ma anche alberghi, ristoranti e ciò che riguarda la piacevolezza della vita: non sarà più possibile continuare a aumentare i prezzi perché sempre meno gente potrà permettersi una vacanza o una settimana bianca, e allora? Diversi gli scenari possibili, dalla selezione del mercato che “salva” alcuni brand e che ne decreta la fine per altri, così come una “nouvelle vague”, con nuovi protagonisti. Certamente si attende un segnale forte, di rilancio e ripresa di un settore che pesa molto per il PIL mondiale.